Addio Alberto
Un altro amico che se ne va
Ci sono degli articoli che un cronista non vorrebbe mai scrivere. Ma che sente il dovere di scrivere proprio per lasciare alla memoria storica persone che, pur vissute nella massima semplicità, abbandonano questo mondo. Domenica 4 maggio ore 16,30. Chiesa della Madonne delle Grazie ad Agropoli stracolma di gente. Molti sono costretti ad aspettare fuori. Liberto Grippo, detto Alberto, è volato al cielo lasciando un vuoto incolmabile nella famiglia, nel gruppo degli amici che lo amavano e lo stimavano tanto, nella immensa marea di pacifici “mangiatori di pizza”, giovani o anziani, che frequentavano la sua bottega artigianale che lasciava trapelare, fino in mezzo alla strada un profumo di fragrante farina, in rettangolari pizze policrome, che solo a vederle ti veniva l’acqualina in bocca si che al posto di una fetta ti veniva la voglia di comperarne due. La vita per Alberto, non è stata sempre riconoscente della sua opera di bontà diventata quotidiana. Ma egli ha saputo reagire secondo i canoni e gli schemi di colui che sente l’esistenza cristiana nella sua pienezza e riesce a portarla avanti, fino alla fine, con cristiana rassegnazione. Alberto ha vissuto la sua vita terrena secondo il messaggio evangelico. Il lavoro, la famiglia, gli amici, una spiritualità gestita non solo con la preghiera, ma anche con l’opera sociale. Conoscevo Alberto sin da quando impiantò la sua pizzeria nell’affollata – specialmente d’estate – via Mazzini di Agropoli: la strada che dal corso principale conduce sino al porto. E siccome a quel tempo lavoravo nel caseificio di mio padre per pagarmi gli studi all’Università di Napoli, avevo notato che era molto esigente nella qualità delle mozzarelle di bufala che impiegava per preparare la sua grande specialità: la pizza margherita al taglio. Ma anche gli altri prodotti, come la farina, i pomodori, le verdure, i funghi ed i famosi “sciurilli” ( fiori di zucca), dovevano a forza essere freschi di giornata. Non volle mai usare prodotti surgelati o addirittura inscatolati. E subito la pizza di Alberto divenne famosa non solo tra i consumatori di Agropoli e del Cilento, ma anche tra i napoletani, maestri di questo profumato alimento, e persino tra gli stranieri che, quando approdavano coi loro immensi motoscafi nel porto di Agropoli, passavano in pizzeria per prenotare le tante specialità di pizze di ogni colore e sapore. Un’altra caratteristica – la bontà – lo accomunava a mio padre che regalava, in tempo di guerra, un quarto di litro di latte di mucca, alle povere donne che avevano il marito al fronte ed i figli piccoli a casa da sfamare. Alberto era solito regalare una fetta di pizza ai barboni, agli immigrati, anche di religione diversa, alle vecchiette che erano costrette a vivere con una minima pensione sociale. Date e vi sarà dato…Purtroppo per Alberto questo non si è sempre verificato! Ma egli ha saputo sempre reagire, con l’arma della Fede e della bontà verso il prossimo, secondo il richiamo evangelico ed il grande esempio di un altro straordinario uomo di fede, suo grande amico, scomparso prematuramente: Padre Giacomo. Fare dei paragoni a grandi uomini della Chiesa sembra proprio inopportuno. L’impegno sociale, la capacità di comunicare col prossimo, la forza ed il coraggio di vivere secondo i canoni classici della nostra cultura cristiana, osservando appieno il messaggio e l’esempio di un altro gigante del nostro tempo: Sua Santità Giovanni Paolo II°, il disprezzo per il guadagno non onesto, il disinteresse per il lusso e la marcata ostentazione della ricchezza materiale, erano le caratteristiche della vita terrena del nostro amico Alberto. Nella chiesa affollata, commossa dalla predica di coloro che si sono avvicendati nel ricordare il nostro amico, si sono viste scene di commozione e di partecipazione al rito dell’estremo saluto ad Alberto. Come Giovanni Paolo II°, come Padre Pio da Pietralcina, come l’umile Padre Giacomo, Alberto Grippo lascia un grande vuoto, ma nello stesso tempo un grande esempio. In particolare modo ai giovani, che hanno perso gli antichi valori cilentani e non riescono a conquistarne altri seppure di pari entità, vittime di un cattivo esempio familiare, di una insufficiente compartecipazione scolastica ed istituzionale, schiavi spesso di un materialismo fatuo e vuoto, che non sa creare le basi per un futuro roseo, migliore, per i figli e per i figli dei figli. Per questo, i grandi uomini, pur nella loro semplicità, vanno ricordati, evidenziati, portata alla ribalta dei lettori, in particolare modo dei giovani, affinché possano trarre spunti di riferimento per un domani migliore. Ricordare Alberto, in questo scritto, in tale maniera, gratifica anche lo scrivente. Il tempo impiegato non è stato inutile. Addio Alberto! Di lassù, adesso, lavorerai per una nuova clientela. E quando vedremo un Angelo del Paradiso con una margherita in mano, penseremo alla tua pizza. Anche a noi mancherà. Come mancherà pure il tuo aspetto semplice e bonario, il sorriso che amavi dispensare agli amici, ai clienti, a quelli che si rivolgevano a te per qualsiasi cosa. Addio Alberto!
Catello Nastro